Chiesti altri fondi per l’archeologia |
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.:Inviato Lunedì, 04 novembre 2002 @ 12:14:19 da titiro |
Tivoli, un piano della Soprintendenza per scavare nuove “sorprese” . All’esame del Cipe un programma d’interventi a Villa Adriana e al Tempio di Ercole Vincitore. Intanto si aspetta una risposta dalla Regione
Tivoli con Villa Adriana e il Tempio di Ercole Vincitore può riservare ancora sorprendenti scoperte archeologiche se si trovano i soldi per continuare a scavare. Per questo Anna Maria Reggiani, instancabile soprintendente ai beni archeologici del Lazio, ha un piano - elaborato anche dal suo team di cui fa parte Zaccaria Mari, archeologo, topografo esperto dell’area tiburtina per il periodo romano - che accompagna la richiesta di fondi speciali al Cipe (Comitato interministeriale programmazione economica) che se arriveranno consentiranno di tirar fuori tutte le sorprese ancora sepolte. Un piano che tirerà fuori dalla terra tutta la storia della zona. Anche nei dettagli. Ma mentre il Tempio di Ercole di Tivoli ha bisogno di un intervento molto più ampio, perché l’area è tutta interrata, su Villa Adriana le recenti scoperte hanno già entusiasmato gli studiosi.
«Abbiamo chiesto - spiega Anna Maria Reggiani - un finanziamento regionale nell’ambito dell’accordo di programma siglato fra la Regione e il Ministero dei Beni culturali, ma mentre il Ministero ha risposto subito la Regione non si è ancora fatta viva». Intanto sono stati stanziati tre milioni e mezzo di euro per Tivoli. Un milione destinato a Villa Adriana, il resto per la valorizzazione dei monumenti tiburtini, tra cui il Tempio di Ercole.
Ma i fondi richiesti a cosa serviranno? E’ presto detto: per lo scavo, il restauro degli edifici, dei reperti, la catalogazione ed esposizione dei reperti, la ricostruzione degli ambienti. Il team è già pronto, i progetti anche. Villa Adriana è un complesso archeologico di 120 ettari di estensione. Una trentina sono di proprietà privata, dei Bulgarini, fuori dall’area demaniale e quindi di scavo. La villa è costituita da decine di edifici che costituiscono un complesso. Praticamente tutti scavati. «Ma c’è ancora - spiega Zaccaria Mari - molto da fare nel contorno. Bisogna scavare nel perimetro di molti edifici, come le Terme. Per ora è stato portato alla luce un edificio dedicato ad Antinoo, già chiamato Antinorium. Una scoperta importantissima». Una scoperta che ha già mobilitato riviste e studiosi di tutto il mondo.
Il team della Soprintendenza è già pronto: archeologi, architetti, fotografi e geometri. Lo stesso che ha già portato alla luce l’Antinorium. Ma per ora sono stati riportati alla luce solo i muri perimetrali, sono state rinvenute alcune pezzi di statue egizie o egittizzanti. Nell’area ora si sa che c’erano fontane, piscine, le aiuole e che Adriano voleva l’ambiente del Nilo dove morì il suo favorito. Che in futuro saranno ricostruite esattamente come lui le aveva progettate.
L’archeologo con il suo team ha scavato lungo un perimetro, riportando alla luce un muro curvo, che disegna una grande Esedra, che era preceduto da due grossi edifici. Uno si affacciava sulla strada. «E’ un’area - continua Mari - di grande importanza. Dai reperti che abbiamo trovato e dalle notizie che abbiamo dei precedenti scavi effettuati da Liborio Mitilli, luogotenente dello Stato Pontificio nel 1751, ci si aspetta il maggior numero di ritrovamenti. Un altro intervento andrà fatto alla palestra. Per recuperare anche questa fascia di reperti».
Lo scavo appena effettuato della Grande Esedra ha stabilito, in base ai reperti, che si tratta di un Antinonium. «Un edificio - spiega Mari - di culto-memoria dedicato ad Antinoo che morì in Egitto, che più volte è apparso rappresentato come la dea Osiride. O forse come luogo alla memoria del giovane fanciullo amato da Adriano». Questo confermerebbe la concezione di Villa Adriana come complesso voluto dall’imperatore spagnolo come luogo in cui erano riprodotti gli edifici che gli ricordavano i luoghi dell’impero. L’edificio scoperto è nella zona delle cento Camerelle, dove erano alloggiata la servitù.
(da Il Messaggero del 03/11/02)
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