Superspettacolo di solidarietà |
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.:Inviato Mercoledì, 31 luglio 2002 @ 13:05:06 da titiro |
Franco Nero battitore d’asta a Ostia per aiutare il Villaggio Don Bosco di Tivoli.«Saranno pure famosi e importanti. Ma per noi, Franco, Fabrizio, il povero Corrado insieme a tanti altri sono solo amici affettuosi. Che sono vicini ai nostri ragazzi come i tiburtini, che non ci dimenticano mai». Don Benedetto, del Villaggio Don Bosco di Tivoli, sorride ed indica l'ultimo arrivato della famiglia. E' Adriano, otto anni albanese, una storia disperata alle spalle ed una bomba che le ha quasi distrutto una gamba. Adriano abita qui con altri quaranta giovani di tutte le nazionalità «e per noi - aggiunge don Benedetto - non è sempre facile arrivare alla fine del mese».
Il sacerdote sa Franco Nero ha deciso di improvvisarsi, al Tibidabo di Ostia, banditore d'asta di gioielli offerti da quattro famosi creatori di preziosi. Ed il ricavato dell'incanto sarà tutto per la struttura di accoglienza di ragazzi in difficoltà creata negli anni '50 da Don Nello del Raso in un vecchio casale sperduto tra i boschi. Quella dell’asta di gioielli è soltanto l'ultima delle iniziative dell'attore a favore dei ragazzi di Tivoli: da 36 anni li viene a trovare spessissimo, l'ultima volta è stato lunedì scorso. Ma il primo personaggio famoso che ha adottato i giovani del Villaggio è stato Corrado Mantoni. Per cinquanta anni, e fino alla sua morte, è stato un patron affettuoso e sempre presente.
Con il suo "Superspettacolo", appuntamento annuale per raccogliere fondi, riusciva a coinvolgere amici, cantanti ed attori che poi non hanno mai abbandonato la casa di accoglienza. «E' impossibile elencarli tutti - dice Don Benedetto - a cominciare da Fabrizio Frizzi, sempre in prima linea, Rita Dalla Chiesa, il maestro Pregadio ed anche Raffaella Carrà. A giugno ha partecipato ad una serata proprio a Tivoli».
Il Villaggio Don Bosco di Tivoli è stato fondato da Don Nello del Raso negli anni '50: riconosciuto Ente Morale nel 1985 con decreto del Presidente della Repubblica, non riceve direttamente sovvenzioni statali. Attualmente la struttura ospita quaranta ragazzi tra gli 8 e i 22 anni di tutte le nazionalità: eritrei, albanesi, italiani, giapponesi. Arrivano al Villaggio attraverso segnalazioni dirette o i servizi sociali.
Alla morte di Don Nello, nel 1980 il testimone è passato a Don Bendetto Serafini, che da allora manda avanti la casa famiglia «con l'aiuto di tanti e della Provvidenza». E in tanti anni l'edificio è cresciuto, è diventato una struttura accogliente e serena. C'è una cucina nuova di zecca che farebbe invidia ad un ristorante. E poi ci sono gli spazi per lo studio con un'enorme biblioteca, televisori, stanze da gioco e anche un archivio. L'ultima scommessa per Don Benedetto sono due campi da calcio tra gli ulivi. «Speriamo che saranno pronti per settembre - dice - vorrei venissero qui anche i ragazzi di Tivoli che non sanno dove andare a giocare».
(da Il Messaggero del 31/07/02)
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