Michele Landi. Nuovi sopralluoghi nella casa |
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.:Inviato Lunedì, 29 aprile 2002 @ 13:02:33 da titiro |
«Al suicidio non ci crediamo. Faremo una festa. Una festa in linea allo stile ironico di Michele». Elena Landi, la sorella, continua a chiedere chiarezza. «Ora stiamo incassando il colpo, ma la nostra sete di verità non si è spenta»...
Intanto alla procura della repubblica di Bologna si è tenuto un summit straordinario sul caso Biagi: non c'erano carabinieri e polizia, ma un esperto informatico la cui identità e il cui lavoro devono restare segretissimi. Forse per evitare che si suicidi anche questo...
GUIDONIA – «Al suicidio non ci crediamo. Faremo una festa. Una festa in linea allo stile ironico di Michele». Elena Landi, la sorella del super-informatico della Luiss Management Michele Landi, trovato impiccato la sera del 4 aprile scorso nella sua abitazione di Montecelio, vicino a Roma, continua a chiedere chiarezza. «Ora stiamo incassando il colpo, ma la nostra sete di verità non si è spenta», dice. La Procura di Tivoli, a ventitré giorni dalla morte, prosegue l'inchiesta a ritmi serrati. Nell'ultima settimana i carabinieri, su disposizione del pm Salvatore Scalera, sono tornati due volte nella casa di via Lucera, dove l'informatico viveva da un anno e mezzo. Con questi ultimi due sopralluoghi sono saliti a sei i controlli effettuati dai carabinieri all'interno dell'abitazione. «Per fare ulteriori perizie tecniche», si è appreso da ambienti vicini alla Procura, che sul caso ha imposto un silenzio stampa assoluto. Si attendono nel frattempo gli esiti degli esami tossicologici effettuati sul corpo. Dall'autopsia, infatti, è emerso che la morte di Michele Landi è stata causata da impiccagione; ora resta da accertare se Landi abbia fatto tutto da solo o se sia stato impiccato. Nessuno delle persone ascoltate – fidanzata, parenti, colleghi e amici di Landi – ha ipotizzato che il perito avesse intenzione di togliersi la vita. Anzi, tutt'altro. Landi, che negli ultimi giorni si sentiva seguito, temeva per la sua vita. «Non aveva motivi per morire, ma molti per vivere», ha detto nelle scorse settimane il pm palermitano Lorenzo Matassa, al quale Landi avrebbe consegnato del materiale su Ustica, ora in esame alla Procura di Tivoli. Michele Landi, considerato un mago dell'informatica, insegnava agli allievi del gruppo anticrimine tecnologico della guardia della finanza. Era stato consulente di Alessandro Geri per l'omicidio D'Antona e, di sua iniziativa, stava indagando sul messaggio di rivendicazione firmato dalle Br per l'omicidio di Marco Biagi, oltre che sul caso Ustica. Le indagini ora seguono due filoni: sulla posizione del corpo e sui computer di Landi che sarebbero stati violati prima e dopo la morte. Il ministro dell'Interno Claudio Scajola, subito dopo i primi accertamenti aveva dichiarato che per l'intelligence e i carabinieri si trattava di suicidio.
(da gazzettadelsud.it, 29/04/02)
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