Muore sepolto da acqua e detriti |
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.:Inviato Martedì, 29 gennaio 2002 @ 16:49:58 da titiro |
Guidonia: Eugenio Longo, 27 anni, è rimasto ucciso dal materiale di risulta mentre era alla guida di una pala meccanica che è sprofondata. Anche quattro feriti nella tragedia. La Regione: «E’ abusiva»
L'ultima telefonata alla sua fidanzata. Poi, dopo pochi minuti, la tragedia. Per Eugenio Longo, 27 anni, non c'è stato scampo. E' stato scaraventato con la ruspa sulla quale stava lavorando giù per una decina di metri, sommerso da un fiume di acqua e detriti che si è staccato da un versante della cava di travertino dello stabilimento Caucci in via del Pantano a Villalba di Guidonia.
E' successo intorno le 11.30 di ieri mattina, ma fino alla tarda serata di ieri, nonostante i disperati tentativi dei colleghi e dei vigili del fuoco, del mezzo completamente sommerso dall'acqua era visibile solo una
piccola parte. Uno strazio per altri gli operai che hanno assistito alle manovre di recupero con le lacrime agli occhi ed i parenti. «Vigliacchi - gridava il padre della vittima, arrivato dalla Calabria nel tardo pomeriggio - sono cinque ore che mio figlio è lì sotto: se c'era una speranza ormai è passato troppo tempo».
Nella cava - che secondo la Regione doveva essere chiusa e non aveva alcuna autorizzazione - al momento dell'incidente c'erano altri quattro operai. Alcuni dell'azienda di Mario Caucci, ed altri, come Eugenio Longo, per conto della Cosmoter, una società che si occupa della frantumazione e trasporto dei materiali di risulta nelle cave. Erano due sulle ruspe ed altri tre che erano impegnati a montare le pompe per liberare il bacino
da una vena di acqua. Ed il bilancio finale dell'incidente sul lavoro, il terzo con vittime dall'inizio dell'anno nel settore estrattivo è gravissimo: un morto e quattro feriti. Tutto è successo in un attimo. All'improvviso
tonnellate e tonnellate di materiale di risulta e terra sono scivolate lungo la parete, il crollo ha interessato una parte della strada interna della segheria, e sono finite nell'acqua, causando un'ondata alta una decina
di metri. Tutti gli operai sono stati travolti sono riusciti ad emergere, alcuni si sono aggrappati a delle corde, un altro è stato salvato da un collega. Ma all'appello mancava il più giovane, rimasto bloccato nell'abitacolo della ruspa. Fernando Muzi, 40 anni, di Licenza, è il più grave: ha riportato una contusione polmonare,
diverse fratture e delle ferite. E' ricoverato con una prognosi di 40 giorni. Giorgio Maggioni, 50 anni, di Tivoli, se la caverà invece in 30 giorni. «Ho visto la morte in faccia - sussurra ancora sconvolto - per quattro volte
sono andato giù nella melma, poi mi sono aggrappato ad una corda. Non vedevo niente. Mi sento un miracolato». L'altro ferito è Salvatore Sinatra, 52 anni, di Marcellina. E' ricoverato nel reparto di osservazione con una brutta contusione della colonna vertebrale. La prima prognosi è di dieci giorni, ma i
medici dovranno effettuare ulteriori indagini; domani verrà sottoposto ad una Tac.
Sul fronte delle indagini, che dovranno accertare se esistono responsabili dell'accaduto, non ci sono
ancora, ufficialmente persone indagate. Fino a notte fonda gli uomini del commissariato di Tivoli hanno sentito i testimoni - una decina - tra cui i proprietari della cava e della Cosmoter. Un altra parte degli
accertamenti è della Polizia mineraria che ha competenza nel settore estrattivo mentre dall'ispettorato del lavoro dovrà essere accertata l'esatta dinamica dell'incidente, e soprattutto se a causare il disastro sia
stata l'inadempienza delle norme della sicurezza sul posto di lavoro.
Intanto, secondo quanto ha dichiarato l'assessore regionale alle attività produttive Francesco Saponaro, tutti i lavori che che si stavano effettuando nella cava sarebbero abusivi. «Sono profondamente addolorato -
sostiene Saponaro tramite il suo ufficio stampa - per il tragico incidente di Guidonia, ma questo è avvenuto in una vecchia cava abbandonata, non in esercizio e non autorizzata dal Comune nè dalla Regione, con
lavori svolti quindi in forma abusiva. I lavoratori non dovevano e non potevano operare in quell'area».
(da Il Messaggero del 29/01/02)
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