Per Hamida, militante femminista e antirazzista |
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.:Inviato Domenica, 01 novembre 2009 @ 21:43:06 da marginalia |
marginalia scrive "E' morta qualche giorno fa, divorata dal cancro, Hamida Ben Sadia,
algerina-francese, scrittrice, femminista, lontana dalla tentazioni di
un certo femminismo neocolonialista, ma altrettanto esplicita nella
denuncia dei fondamentalismi.
[ continua... ]Aveva lottato contro la promulgazione nel
1984 del cosiddetto Code de la Famille
algerino che rinviava le donne allo statuto di "minori a vita" in nome
del rispetto dei "valori islamici", ma insieme si era opposta
strenuamente anche contro la legge francese del 15 marzo 2004 contro i
"segni religiosi" (nota come legge anti-foulard), rifiutandosi di
essere trattata come una "beurette de service". Nel suo libro, Itinéraire d’une femme française,
racconta la sua esperienza di matrimonio forzato e violenza coniugale
in Algeria (il divorzio e la fuga in Francia, le costò l'abbandono in
patria dei figli, che riuscì a riavere solo dopo 12 anni) ma denuncia
con forza anche il razzismo che strumentalizza i vissuti delle donne
"arabe" (o "musulmane") per fomentare scontro di civiltà e leggi
anti-migranti. Nell'introduzione si chiede: "« Jusqu’où peut-on parler
de la réalité de femmes de tradition musulmane sans ouvrir un boulevard
aux propagandistes de la haine ? Comment concilier antiracisme et
féminisme ? » (Fin dove possiamo parlare della realtà delle donne di
tradizione musulmana senza spianare la strada ai propagandisti
dell'odio? Come conciliare antirazzismo e femminismo?). Questa domanda è, da tanto tempo, anche la mia. Ma credo che
l'itinerario (personale e politico) di Hamida Ben Sadia sia già una
risposta.
Rinvio
ad alcuni articoli/video su/con Hamida Ben Sadia, disgraziatamente
tutti in francese (aggiornerò domani con eventuali materiali in
italiano, vista l'ora e una certa tristezza non riesco a cercare
adesso): l'intervista di OummaTv in occasione dell'uscita del suo libro, un omaggio del collettivo Lmsi che rinvia anche ad una recensione di Itinéraire d’une femme française pubblicata su Politis e quello di Algeria Watch."
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