Sorvegliare e stuprare |
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.:Inviato Domenica, 01 novembre 2009 @ 21:41:37 da marginalia |
marginalia scrive "Ho rimarcato più volte, qui in Marginalia e altrove (ad esempio in Economia politica dello stupro/ Economia politică a violului)
come l'insistere sul fatto che la violenza sulle donne avviene per la
maggior parte "in famiglia" o tra le cosiddette "pareti domestiche"
fosse un passaggio necessario e obbligato per contrastare/criticare
l'uso in termini di emergenza securitaria e di "caccia allo straniero"
della violenza sulle donne (che è esercitata in primis , ed è bene
ricordarlo sempre, da mariti, amanti, padri, fratelli, conoscenti,
molto spesso italianissimi), ma che si rischiava anche, nello stesso
tempo, di mettere in ombra altri "luoghi" (ambienti di lavoro,
canoniche, ospedali, questure, galere ...) in cui le donne subiscono
quotidianamente stupri, molestie e ricatti sessuali.
[ continua... ]Tra queste diverse
"quattro mura" le donne migranti sono i soggetti più ricattabili grazie
anche al nuovo "pacchetto sicurezza" che inasprisce regole e vincoli e
crea il terreno favorevole a soprusi e ricatti di ogni tipo. Raramente
queste vicende vengono (possono essere) denunciate e quando lo sono
raramente guadagnano l'onore della cronaca "ufficiale". Non ci è dato
sapere quante "badanti" moldave o ucraine sono oggetto di pesanti
molestie sessuali dai loro stagionati datori di lavoro, quante donne
migranti subiscono ricatti sessuali - in cambio di un "aiuto" per
ottenere il permesso di soggiorno -, dal prete
o dal poliziotto di turno. Non ci è dato sapere soprattutto delle tante
violenze subite dalle donne migranti tra le quattro mura di un Cie,
luogo deputato - secondo la retorica razzista in voga nell'Itaglia di Berlusconi, Maroni &CO -, a salvare "noi donne" - "le (nostre) donne" - dalle orde di stranieri , tutti potenziali stupratori. E invece, come denunciato dal presidio itinerante Noi non siamo complici!,
è proprio in questi luoghi che le donne migranti subiscono continui
ricatti, molestie, stupri da parte di chi si sente forte del ruolo di
"rappresentante dell'ordine" e di sorvegliante delle muliebri virtù
(bianche), come l'ispettore-capo del Cie di via Corelli a Milano
implicato in un tentativo di stupro
ai danni di una giovane reclusa nigeriana. Ed è di questi giorni
un'altra notizia di violenze "tra quattro mura", quelle di un carcere
stavolta: il direttore del carcere di Genova è accusato di aver
ripetutamente molestato e costretto a rapporti sessuali una detenuta di
origini marocchine. Questa notizia - pubblicata ieri da Il Manifesto e che ho letto nel sito dell'Osservatorio sulla repressione - probabilmente avrà ben poca eco, perché nell'Italia neo-coloniale è solo la virtù della donna italica che va tutelata. Quando serve, ovviamente."
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