Marwa al Sherbini, vittima del sessismo e del razzismo |
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.:Inviato Martedì, 14 luglio 2009 @ 17:18:28 da marginalia |
marginalia scrive " Manifesto del 1944 del Min Cul Pop

Marwa al Sherbini, trentenne di origini egiziane, è stata uccisa con
diciotto coltellate davanti agli occhi del figlioletto di tre anni e
del marito lo scorso 1 luglio nel tribunale di Dresda, in Germania,
dove si stava svolgendo il processo contro un giovane tedesco, suo
vicino di casa, che lei aveva denunciato per pesanti minacce quali
"puttana islamica" e "terrorista" e continue ingiunzioni a togliersi il
velo. E' stato lui, definito dai rari giornali che hanno dato la
notizia "fanatico antislamico", ad ucciderla. Quando - troppo tardi - i
poliziotti sono intervenuti, hanno scambiato il marito - che cercava di
difenderla - con l'assalitore, sparandogli addosso. L'aspetto "non
ariano" dell'uomo è stato probabilmente motivo sufficiente: se l'idea
dell'immigrato (un tempo era il "negro")
come potenziale stupratore e omicida di donne (leggi: noi donne
"bianche") è oramai saldamente radicata nell'immaginario collettivo
occidentale, altrettanto lo è l'idea che se una donna indossa il velo è
vittima di un marito (o di un padre, un fratello ...) fondamentalista e
sessista alla decima potenza. Di questa storia ho saputo solo ora
leggendo un articolo in Il vento e l'anima,
[Leggi tutto]
del resto la notizia è girata pochissimo online, e quasi niente sulla
stampa cartacea in Italia (ma sembra anche nella stessa Germania). Non
so se Marwa al Sherbini debba (o possa) essere definita martire dell'hijab o martire del razzismo,
ma so per certo che ad ucciderla è stata una cultura razzista e
sessista, che ha individuato nel velo - associato di volta in volta al
fondamentalismo (islamico), al patriarcato, al sessismo più becero,
all'oppressione e alla violenza sulle donne - il luogo privilegiato sul
quale far convergere tutti i peggiori stereotipi e pregiudizi sulle
donne e gli uomini "non occidentali", stereotipi e pregiudizi
funzionali a quello "scontro di civiltà" che dovrebbe giustificare
pratiche discriminatorie, sessiste e razziste, alcune delle quali
recentemente sancite in Italia con l'approvazione del vergognoso pacchetto sicurezza. E forse non dovrei neanche stupirmi (e denunciare ancora e ancora
e ancora ... ) del colpevole silenzio dei media soprattutto mainstream
(ma non solo) sulla storia di Marwa. Sappiamo dei silenzi, delle
censure, delle diverse maniere di trattare casi di cronaca a seconda delle origini della vittima e dell'omicida.
Ma anch'io non posso impedirmi di immaginare cosa sarebbe successo se
ad uccidere (e in un'aula di tribunale!) fosse stato un musulmano
("fondamentalista" o "moderato" non importa, del resto un qualsiasi
uomo migrante va bene tanto in un certo immaginario sono tutti ugualmente e violentemente sessisti e
potenziali stupratori e omicidi). Ad immaginare come alcuni elementi
(Marwa, uccisa davanti agli occhi del figlioletto, era incinta di pochi
mesi) sarebbero stati usati per accrescere il carattere bestiale
dell'omicidio e il consenso pubblico verso ulteriori probabili misure
securitarie/razziste contro i/le migranti. Il problema è che l'omicidio
di Marwa al Sherbini non si presta a comode (per il sistema
sessismo/razzismo) strumentalizzazioni, come è stato il caso ad esempio
di Hina Saleem (ma anche di Giovanna Reggiani). E non si presta neanche ad una lettura in termini di "violenza sulle donne" tout court.
Non è un caso allora che a tacere siano anche tante voci
femminili/femministe, che senza poter essere assimilate all'isteria
antislamica di una Suad Sbai o di una Daniela Santanchè, devono certo
compiere una radicale (ma quanto necessaria) rimessa in discussione dei
propri discorsi per poter "guardare" il corpo martoriato di questa
donna che indossava la hijab."
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Gradimento Articolo
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