Sono 50mila i sacerdoti sposati. Ogni anno 300 richieste di dispensa |
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.:Inviato Martedì, 09 ottobre 2007 @ 19:51:44 da gjo |
(RAINEWS24)

"Il celibato non e' un dogma". E "la crisi delle vocazioni potrebbe indurre la Chiesa Cattolica ad aprire ai sacerdoti sposati" che sono oltre 50 mila nel mondo, di cui almeno 8 mila in Italia. Queste due ammissioni, fatte dal nuovo prefetto della Congregazione per il clero, il cardinale brasiliano Claudio Hummes, hanno suscitato recentemente grandi speranze circa una possibile "apertura" di Papa Ratzinger su questo tema.
Tanto che don Giuseppe Serrone, leader dell'Associazione dei preti sposati lavoratori e portavoce italiano di mons. Emanuel Milingo, si e' affrettato a indicare una una via di soluzione: "l'estensione delle stesse prerogative concesse dalla Congregazione per la Dottrina della Fede nel 1980 ai ministri sposati della Chiesa Episcopale degli Usa, accolti nella piena comunione della Chiesa cattolica e ammessi come sposati al ministero presbiterale". Ma lo spiraglio, se mai si era davvero aperto, si e' subito richiuso: in una riunione, appositamente convocata, Papa e capi dicastero hanno anzi "riaffermato il valore della scelta del celibato sacerdotale secondo la tradizione cattolica', cosi' come 'e' stata ribadita l'esigenza di una solida formazione umana e cristiana, sia per i seminaristi che per i sacerdoti gia' ordinati".
Intanto l'esodo continua: ogni anno le richieste di dispensa dagli obblighi sacerdotali sarebbero circa 300. Con la novita' di un aumento considerevole del numero delle richieste di ex sacerdoti rimasti vedovi che chiedono di rientrare: in 30 anni sono stati 11.213 ad essere riammessi, secondo uno studio pubblicato dalla Civilta' Cattolica. I dati della rivista dei Gesuiti, prendono in considerazione i 69 mila sacerdoti che dal 1964 al 2004, hanno lasciato il ministero. In media, l'abbandono avviene dopo 13 anni di sacerdozio e riguarda preti ordinati a 28 anni. "La maggior parte delle richieste di dispensa e' dovuta - scrive Civilta' Cattolica - a situazioni di instabilita' affettiva, insieme ad altri fattori che finiscono per rendere la situazione di molti sacerdoti quasi irreversibile, ma non mancano casi di crisi di fede, di conflittualita' con i superiori o di difficolta' con il Magistero, depressioni e gravi limiti caratteriali".
La legge del celibato (istituita nel secondo millennio e solo per la Chiesa di rito latino) e' stata intrepretata in modo particolarmente rigido da Papa Wojtyla, che ordino' dopo la sua elezione una "stretta" nella concessione delle dispense, necessarie agli ex sacerdoti per contrarre matrimonio senza essere in peccato mortale.
"Deve essere evitata - aveva chiesto - ogni leggerezza che diminuendo il significato del sacerdozio, il carattere sacro dell'ordinazione e la gravita' degli obblighi precedentemente assunti, puo' certamente provocare un gravissimo danno e costituira' certamente anche una triste sorpresa e uno scandalo per molti fedeli'. In questa linea 'la causa della dispensa va dimostrata con argomenti efficaci per numero e solidita". Ed 'affinche' le cose procedano con serieta' e sia tutelato il bene dei fedeli, la stessa attenzione - aveva stabilito il Papa polacco - suggerira' che non vengano prese in considerazione quelle domande che si presentassero con sentimenti diversi dall'umilta".
Tutto questo, pero', doveva essere osservato da vescovi e Curia Romana "senza dimenticare i doveri della loro paternita' spirituale verso tutti i loro sacerdoti, specialmente verso quanti si trovano in gravi difficolta' spirituali". L'esortazione era in definitiva a "far tutto il possibile nel Signore per riportare il fratello vacillante alla tranquillita' dello spirito, alla fiducia, alla penitenza e a riprendere il primitivo fervore, offrendo aiuto, secondo i casi, con i confratelli, gli amici, i parenti, i medici e gli psicologi". Le norme decise da Giovanni Paolo II sono ancora pienamente in vigore, ma la Chiesa di Benedetto XVI le applica oggi con maggiore indulgenza.
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