
Riceviamo da Stefano Roggi di Legambiente in merito ad un articolo pubblicato da Nuovo OGGI il 31 agosto 2006, e immesso nella rassegna stampa di Guidonia.Net:
Buongiorno,
ci
è stato segnalato un vostro articolo, letto credo da Nouvo Oggi, come
spesso succede, chi dovrebbe fare “informazione”, tende per
approssimazione o ignoranza a fare “cattiva informazione”. Infatti
l’artico da voi citato,(sezione Ambiente) estrapola da una mozione per
un direttivo nazionale di Legambiente, la posizione favorevole nei
confronti dei “rigassificatori” utili all’approvvigionamento
metanifero, che sono ben altra cosa dei “gassificatori” da rifiuti, che
non sono altro che inceneritori di RSU che produrrebbero gas, di cui,
sempre nell’articolo, la Regione Lazio ipotizzerebbe l’istallazione di
4 impianti sul territorio regionale. Ovviamente a questi moderni
inceneritori, Legambiente si oppone fermamente, per tutte le ragioni
che tu conosci.
Per una corretta informazione a riguardo cito l’intera mozione
riguardante i rigassificatori, che comunque interessano solo zone
costiere con presenza di porti di un certo livello (per ospitare le
navi-cisterna che trasporterebbero il gas liquido da “rigassificare”:
Da
sempre, le proposte di Legambiente in tema di politica energetica
assegnano al gas il ruolo di energia fossile “di transizione” verso
l’uscita dalla dipendenza dai combustibili fossili, naturalmente a
valle di un forte e prioritario impegno per il miglioramento
dell’efficienza energetica e per lo sviluppo delle fonti rinnovabili a
cominciare da solare e dall’eolico. Questo perch?? il gas, rispetto ai
derivati dal petrolio e ai prodotti carboniferi, presenta un minore
impatto inquinante su scala locale (emissioni di ossidi di azoto e di
ossidi di zolfo) e un minore impatto climalterante in termini di
emissioni di anidride carbonica.
E’ altresì
evidente che se si vuole aumentare il contributo di gas alla produzione
termoelettrica, occorre rendere meno rigido l’approvvigionamento
metanifero, oggi affidato quasi per intero ai gasdotti che arrivano
dalla Russia e dall’Algeria e nelle mani di un unico monopolista
(l’Eni), e in particolare bisogna procedere alla realizzazione di
alcuni terminal di rigassificazione. Anche questa posizione non è nuova
per Legambiente: più di dieci anni fa ci schierammo a favore della
realizzazione di un rigassificatore a Monfalcone, ma un referendum
popolare indetto dal Comune vide la prevalenza del no all’impianto.
Noi
riteniamo che l’Italia abbia bisogno, per una politica energetica
innovativa e sostenibile, di alcuni rigassificatori. Pensiamo anche che
questa scelta vada ricondotta nella prospettiva di un “governo
nazionale” dell’energia, ponendo un argine all’attuale proliferazione
di progetti locali che impedisce ogni seria programmazione (l’ ultimo
Piano energetico nazionale risale al 1988). Di più, se è necessario che
le comunità locali vengano pienamente coinvolte nella discussione e
nella valutazione sui singoli progetti, è anche importante che la
decisione sulla realizzazione e la localizzazione di rigassificatori
non sia considerata materia di competenza esclusivamente locale; in
quest’ottica, va respinta l’idea demagogica e falsamente democratica di
affidare le scelte finali a consultazioni referendarie locali.
Per
Legambiente, l’utilità di puntare sul gas come energia fossile di
transizione è però legata al contestuale avvio di politiche di forte
incentivazione alle fonti rinnovabili e all’efficienza energetica.
Senza queste scelte, la realizzazione di rigassificatori resterebbe
come un cambiamento tutto interno all’attuale, insostenibile assetto
dei sistemi di produzione e consumo dell’energia: da tale punto di
vista, le prime decisioni del ministro Bersani – i cosiddetti
decreti-energia – non sembrano muoversi nella giusta direzione.
Com’è
ovvio, i rigassificatori vanno localizzati con attenzione, e in alcuni
casi i singoli progetti risultano inaccettabili e vedono Legambiente
impegnata insieme ad un vasto movimento ad impedirne la realizzazione:
così a Brindisi, dove il rigassificatore danneggerebbe gravemente le
attività del porto turistico. In generale, noi pensiamo che gli
impianti di rigassificazione vadano localizzati preferibilmente in aree
industriali, dove possono diventare l’occasione per attivare interventi
di risanamento ambientale, e fuori da siti di grande pregio ambientale
e rilievo architettonico e culturale. E’ poi necessario valutare caso
per caso con la massima attenzione e trasparenza l’incidenza dei
terminal rispetto al rischio di incidenti industriali rilevanti, mentre
v a respinta l’idea che il consenso delle comunità locali ai
rigassificatori vada “incoraggiato” con erogazioni monetarie ai comuni
svincolate da obiettivi di miglioramento ambientale. .
Per
tutto questo, Legambiente rifiuta radicalmente l’idea di un’opposizione
generalizzata contro i rigassificatori: i nostri comitati regionali, i
nostri circoli e gruppi locali non possono in alcun modo prestare il
fianco a iniziative di questo tipo, dannose per l’immagine e gli
obiettivi dell’associazione, ne tanto meno assecondare forme
pericolose di disinformazione che esagerando oltre ogni decenza i
rischi potenziali dei nuovi impianti, alimentano allarmismi e
catastrofismi del tutto impropri.
Certi di una vostra rettifica, porgiamo i nostri saluti.