Resoconto dell’incontro con la Cultura di Guidonia
.:Inviato Martedì, 25 luglio 2006 @ 04:35:36 da gjo
Non so da dove cominciare, credo che la cosa migliore sia l’ordine sparso di rievocazione spontanea… ma sono sveglio daquasi ventiquattro ore dopo averne dormite tre, quindi spero di non fare confusione… intanto su La7 trasmettono la famiglia Addams…
La prima dovuta correzione che mi viene in mente è che il delegato alle politiche giovanili il sig. Leonio non fa parte dell’organizzazione dell’estate Guidoniana; la seconda inesattezza a quanto pare riguarda il Profeta: che non è stato mai chiamato ma si è autoproposto, che non era il direttore artistico e non aveva affittato gli stand in pianetina… sono cosciente che questo sia in netta contraddizione con quanto detto dal diretto interessato, ma siamo qui proprio per sentire le versioni di tutti i diretti partecipanti.
Un’altra cosa da scrivere è che molto probabilmente se avessi fatto le mie domande direttamente alle persone cui ho parlato stamane, avrei avuto subito le mie risposte e non avrei alimentato un’inutile messa in mezzo… cos’è una messa in mezzo? E’ quando tu sei concentrato su un obiettivo, e qualcuno sfrutta i tuoi sforzi per un suo fine completamente diverso dal tuo… mi spiego meglio, noi volevamo sapere come mai non fossero state consultate le associazioni nella fase organizzaztiva, su che basi fossero stati selezionati i lavoratori, volevamo proporre di ricorrere al no profit anziché all’imprenditore privato, ai gruppi della sala prove comunale oltre che ad un agente dello spettacolo… ed invece ci siamo trovati confusi con una campagna di diffamazione, una lotta intestina, uno scontro generazionale… tutte cose che comunque non ci riguardano, ma ci fa piacere sapere.
Andando avanti nel resoconto: Di Michele ha avuto le mie scuse, io ho avuto le sue…impressioni… ed ho avuto anche la riconferma di avere un padre rispettabile, comunque alla fine credo si sia capito che da parte nostra non si fanno personalismi, né nel bene e tantomeno nel male, da parte del comune è innegabile stando a quanto accaduto oggi, che ci sia la disponibilità ad ascoltare… che non ci è nuova, ma speriamo sia seguita anche da atti pratici; approposito di questo, il già descritto delegato alle politiche giovanili non era al corrente che la somma mancante fosse stata distratta da un progetto per delle zanzariere da mandare in zone dell’africa con lievi problemi di malaria, e questo marca a suo favore… che poi una persona ne faccia un caso politico, generalizzi le mie parole a pensiero di tutta un’associazione, si permetta di parlare male in piazza di persone che le hanno dato accoglienza e fiducia… bhè, questo rimane un po’ meschino… anche gonfiare quello che ho scritto e divulgare versioni ancora più pesanti è abbastanza bieco… si insomma, con una mano fai ciao e con l’altra mi tiri manciate di merda… e non stò parlando di Leonio…
Vediamo se stò dimenticando qualcosa… ah sì, pare sia impossibile a Guidonia far passare il concetto che NON ESISTA PROMOZIONE SOCIALE SENZA QUELLA CULTURALE E VICEVERSA, perché qualsiasi miglioramento della qualità della vita richiede una base culturale per riconoscerlo e gestirlo, e qualsiasi promozione culturale richiede una tranquilità sociale su cui svilupparsi… questo concetto si schianta contro la parete stagna che separa l’assessorato alla cultura da quello ai servizi sociali; Di Palma si è detto favorevole ad una messa in comunicazione dei due assessorati, vedremo cosa ne dirà Rinaldi al suo ritorno dalle vacanze… e un’altra cosa: sembra ci fosse l’idea di acquistare un service come comune di Guidonia, e farlo utilizzare dai fonici che già lavorano per la sala prove e lo studio di registrazione del comune, in tutte le occasione in cui attualmente invece si deve ricorrere ad un esoso affitto di strumentazioni e tecnici… era una buona idea… ottima direi… chi l’ha bocciata? Bravi…
La chiacchierata è durata un paio d’ore credo se non di più, ne siamo usciti sereni, con l’impegno della cultura a consultare anche in fase organizzativa le associazioni di Guidonia la prossima volta, e con la soddisfazione che sia ancora possibile per dei privati cittadini essere ascoltati dai propri più illustri impiegati… non v’incazzate, in fondo io vi chiamo impiegati ma avete la fortuna di avere il posto fisso, le ferie e la malattia… io non sono un vostro impiegato, bensì un precario che non prende soldi dallo stato sociale e quindi dai contribuenti… non sono un giornalista, ma se mi avessero dato un centesimo per ogni articolo scritto sarei già pubblicista, per il resto sono solo un operatore sociale, un pendolare come tanti…
Cosa ho dimenticato?! Che mi sono stancato, che per l’ennesima volta ho rischiato di mio per una causa cui tengono in tanti, ma che nessuno si scomoda a difendere… se non privatamente via mail tutti i giorni senza rischiare di mettersi in mostra… tutta questa collusione rende la mia rabbia ancora più frustrante… oggi alla fine mi hanno detto:” certo che hai alzato un casino…” ed io pensavo… “se io che non sono nessuno e valgo come il due di coppe ho alzato un casino… quattro persone come me con gli strumenti giusti potrebbero davvero…” ma purtroppo al giorno d’oggi non puoi fidarti nemmeno di chi ti gestisce il sito…
L'ultima cosa, strettamente per Andrea Di Palma, una nota conclusiva riguardo l’esistenza di una verità assoluta:
Esiste una sola verità o sono possibili tante verità?
Quando si parla di verità e si dice: è "l'innegabile", a tal punto che nemmeno un Dio può negarla, ci rifaremo al modo in cui l'intera tradizione occidentale ha inteso la verità, cioè come "una". Una molteplicità di verità si negano tra di loro.
Come può venire in mente il concetto di una molteplicità di verità.? L'idea di una verità molteplice, conflittuale, internamente conflittuale (a verità del cristiano, la verità del marxista, la verità del capitalista, la verità del democratico, la verità del comunista), questo concetto conflittuale di verità è l'esito della distruzione inevitabile di quel grandioso concetto di verità, al quale alludevo prima: la verità come rimedio del dolore.
Tutta la complessa storia dell'Occidente è, per così dire, scandita in due gradi tempi: dapprima si cerca che cosa sia l'innegabile, si cerca di dire cos'è ciò che è innegabile, perché i candidati sono molti.
Negli ultimi duecento anni ci si rende invece conto, attraverso un lungo processo, che il senso tradizionale della verità è destinato a tramontare. Ma il tramonto della verità non è il tramonto di un qualche cosa che si studia nella lezione di filosofia, a scuola. Il senso della verità anima le opere, le istituzioni dell'Occidente: Chiesa, Stato, economia, iniziative pratiche, prassi. Se pensate alla verità come un qualche cosa che non abbia a che vedere con la vita non stareste capendo niente di ciò che il pensiero filosofico ha inteso con questa parola. La verità è ciò che alimenta l'intera tradizione.
Allora io affermo qualcosa di grave: la tradizione filosofica è necessariamente destinata al tramonto. Quel tramonto porta a quel concetto di molteplicità di verità.
Diqui, se noi dovessimo andare avanti a discutere, la discussione dovrebbe prendere questa piega: per quale motivo tramonta quella tradizione, in cui ci sono tutti i grandi valori ai quali noi per lo più crediamo? Il valore della morale, il valore cristiano, il valore democratico, il valore delle leggi naturali, il valore della democrazia.
Verità
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Questo articolo riguarda principalmente la parola verità nel suo senso inerente alla valutazione di proposizioni, dichiarazioni e simili. Per esempio, l'affermazione "3 è minore di 4" è vera è una valutazione della dichiarazione "3 è minore di 4". Per questo motivo, ove non diversamente specificato, anche la parola filosofo è qui utilizzata nel senso ristretto di colui che assume il punto di vista della filosofia analitica di stampo anglo-americano, senza alcun riferimento a scuole o filoni di pensiero particolari.
La scienza, il diritto e la religione (e molte altre discipline), cercano di scoprire quali proposizioni sono effettivamente vere. Lo studio della verità in sé pertiene alla logica filosofica, ed ancora all'interno della filosofia ad essa si interessano particolarmente la metafisica, l'epistemologia e la filosofia del linguaggio.
Fondamenti della verità
Le proposizioni, le affermazioni, le dichiarazioni, le idee, le convinzioni ed i giudizi sono suscettibili di essere veri o falsi. Essi sono perciò chiamati spesso "fondamenti della verità".
Alcuni filosofi escludono una o più di queste categorie, o sostengono che alcune di esse possono essere vere solo in un senso lato, spesso sulla base delle teorie discusse nel seguito.
Per esempio, si pensa spesso che le proposizioni siano le sole cose che possono essere dette vere in senso letterale. Una proposizione è l'entità astratta che viene espressa in una dichiarazione, sostenuta in una convinzione, affermata in una affermazione o un giudizio. Tutte queste cose (che sono parti di un linguaggio) vengono dette "vere" solo se esse esprimono, sostengono o affermano proposizioni vere. In tal modo affermazioni fatte in lingue diverse, quali ad esempio (in inglese) The sky is blue e (in tedesco) Der Himmel ist blau sono entrambe vere e, soprattutto, lo sono per lo stesso motivo, e cioè perché entrambe esprimono la stessa proposizione.
D'altro canto, molti filosofi hanno sostenuto che le proposizioni (e simili entità astratte) sono in sé misteriose e forniscono spiegazioni limitate mentre, al contrario, le affermazioni, o anche la loro espressione, costituisce un fondamento di verità più chiaro.
Teorie sulla verità
Tipi di teorie saldi e deflazionari
C’è un vasto insieme di teorie sulla verità proposte dai filosofi e dai logici. Esse possono essere raggruppate in due classi.
1 Le teorie che seguono hanno tutte in comune il presupposto che la verità è un concetto saldo (cosa che risulterà più chiara nel seguito):
_ La teoria corrispondentista vede la verità come corrispondenza con la realtà. Così, un'affermazione è vera solo quando esprime degli stati di cose presenti nel mondo.
_ La teoria della coerenza vede la verità come coerenza all'interno di un certo insieme di affermazioni o, più spesso, di convinzioni. Per esempio, la convinzione di una certa persona è vera solo quando essa è coerente con tutte (o con la maggior parte) delle altre sue convinzioni.
_ La teoria del consenso, di Charles Sanders Peirce sostiene che la verità è ciò che mette d'accordo (o lo farà nel prossimo futuro) le opinioni di certi gruppi specifici, quali ad esempio gli studiosi competenti in un certo ambito (ad esempio gli scienziati).
_ Il pragmatismo valuta la verità in base all'utilità delle conseguenze pratiche di una certa idea. Un'idea è vera, in altri termini, se -- mediante le idee e gli atti che che ci suscita -- è capace di guidarci senza intoppi da un'esperienza ad un'altra.
_ Il costruttivismo sociale sostiene che la verità è costruita dai processi sociali, e che essa rappresenta la lotta di potere all'interno di una comunità.
2 Molti filosofi rifiutano l'idea che la verità sia un concetto "saldo" in questo senso. Essi sostengono che dire "2 + 2 = 4" è vera sia dire niente di più che 2 + 2 = 4, e che non c’è nient’altro da dire sulla verità oltre questo. Queste posizioni sono quasi universalmente chiamate teorie "deflazionarie" della verità (in quanto il concetto è stato "sgonfiato" della sua importanza) o anche teorie "senza virgolette" (per appuntare l'attenzione sul fatto che esse rimuovono le virgolette da ogni proposizione, come mostrato nell'esempio precedente). Il principale proposito teoretico di queste prospettive è di illustrare quei casi particolari nei quali emergono proprietà particolarmente interessanti del concetto di verità. (Vedere anche paradossi semantici e nel seguito). In questo insieme ricadono anche alcune varianti del pragmatismo, ed anche molti teorici della corrispondenza possono essere interpretati come appartenenti a questo campo.
Teorie specifiche
Ciascuna di queste può essere interpretata sia come definizione della natura fondamentale della verità, sia come criterio per la determinazione dei valori di verità. Così, ad esempio, un realista può definire la verità come la corrispondenza ai fatti, e concludere che l'unico modo valido per stabilire la verità di una proposizione è controllare se essa corrisponda o meno ai fatti. Un coerentista terrà per fermo che la verità o la falsità di una affermazione è determinata dalla sua coerenza all'interno del corpo delle conoscenze scientifiche condivise. Pierce ha proposto nei suoi ultimi scritti che la verità può essere definita come corrispondenza alla realtà, ma ricordando che la verità o la falsità di una proposizione può essere stabilita solo tramite l'accordo degli esperti.
La teoria semantica si fonda sul caso generale: 'P' è vera se e solo se P, dove 'P' è il riferimento all'affermazione (ovvero, il nome di quell'affermazione), e P è l'affermazione stessa. Il suo inventore, il filosofo e logico Alfred Tarski, pensò che la teoria semantica, per diversi motivi, non potesse essere applicata a nessuno dei linguaggi naturali, quali ad esempio l'italiano.
Tarski pensò alla sua teoria come a una particolare teoria della corrispondenza, nella quale si suppone che il termine situato a destra corrisponda ai fatti.
Le teorie deflazionarie, dopo Gottlob Frege e F. P. Ramsey, dichiarano inoltre che "verità" non è il nome di qualche proprietà delle proposizioni — qualche cosa circa la quale si possa avere una determinata teoria. La convinzione che la verità sia una proprietà è solo un'illusione provocata dal fatto che il nostro linguaggio dispone del predicato "è vero", in riferimento alle cose, proprio come se la verità appartenesse loro. Tuttavia, dicono i deflazionisti, le affermazioni che sembrano predicare la verità non fanno altro che segnalare una certa concordanza con l'affermazione stessa. Per esempio, la teoria della ridondanza sostiene che asserire che una certa affermazione è vera non è altro che asserire l'affermazione stessa. Quindi, dire "La neve è bianca" è vera non è né più né meno che dire che la neve è bianca. Un secondo esempio è portato dalla teoria performativa, che sostiene che dire "La neve è bianca" è vera consiste semplicemente nell'effettuare l'atto linguistico del segnalare la propria convinzione che la neve sia bianca. L'idea che alcune affermazioni siano più vere e proprie azioni che comunicazioni non è così strana come potrebbe sembrare. Si consideri, ad esempio, che quando la sposa dice "Lo voglio" al momento opportuno della cerimonia nuziale, ella effettua con ciò l'atto di prendere quest’uomo come suo legittimo sposo; ella quindi in tal caso non sta descrivendo sé stessa prendere quest’uomo. Un terzo tipo di teoria deflazionaria è la teoria "senza virgolette" che utilizza una variante dello schema di Tarski: dire che '"P" è vera' è come dire P.
Soggettivo vs. oggettivo
Le verità soggettive sono quelle con cui abbiamo maggiore familiarità. Che mi piaccia la mozzarella o che senta un dolore al piede sono entrambe verità soggettive. Il soggettivismo metafisico sostiene che non esiste nient’altro che tali verità, ovvero che non possiamo conoscere in alcun modo niente di diverso dal contenuto della nostra personale esperienza. Questa prospettiva non rifiuta necessariamente il realismo, ma sostiene fermamente che non possiamo avere alcuna conoscenza diretta del mondo reale.
Per contro, si immagina che le verità oggettive debbano essere in qualche modo indipendenti dalle nostre convinzioni e dai nostri gusti personali. Tali verità non dovrebbero sussistere nelle nostre menti ma negli oggetti esterni.
Relativo vs. assoluto
Le verità relative sono affermazioni o proposizioni che sono vere soltanto relativamente a certi standard, convenzioni o punti di vista. Tutti concordano sul fatto che la verità o falsità di alcune affermazioni sia relativa: che l'albero si trovi alla sinistra del cespuglio dipende dal posto in cui ci si trova. Ma il relativismo è la dottrina per la quale tutte le verità che ricadono in un particolare ambito (morale, estetico, e così via) sono relative, e ciò comporta che ciò che è vero o falso varia al variare delle epoche e delle culture. Per esempio, il relativismo morale è quella visione per la quale è la società a determinare le verità morali.
Le verità relative non possono essere confrontate con delle verità assolute. Le ultime sono infatti affermazioni che, per definizione, sono vere per tutte le epoche e le culture. Per esempio, per i musulmani l'affermazione Allah è grande esprime una verità assoluta; per gli economisti, che la legge della domanda e dell'offerta determini il valore di qualsiasi bene all'interno di una economia di mercato è vero in ogni situazione; per i kantiani, la massima morale "comportati in ogni circostanza come se la norma che dirige le tue azioni potesse essere elevata a legge universale" costituisce una verità assoluta. Si tratta di affermazioni che si pretende vengano fuori direttamente dalla più genuina natura dell'universo, da Dio, o da qualche realtà ultima o trascendentale. Alcuni assolutisti, spingendosi ancora oltre, dichiarano che le dottrine che essi trattano come assolute emergano da certe caratteristiche universali della natura umana.
L'assolutismo all'interno di un particolare ambito di pensiero è quella prospettiva per la quale tutte le affermazioni in quel dominio sono o assolutamente vere o assolutamente false: niente è vero solo per alcune culture o epoche e falso per altre. Per esempio, l'assolutismo morale è quella prospettiva per la quale dichiarazioni morali quali "L'aborto è sbagliato" o "Amare è giusto" sono vere per tutti gli uomini presenti, passati e futuri, senza eccezioni.
La doppia verità
In Europa, nel tredicesimo secolo, la Chiesa cattolica romana condannò quella che viene comunemente denominata teoria della "doppia verità", ovvero la teoria per la quale, sebbene certe verità possano essere stabilite dalla ragione, è necessario credere per fede al loro contrario (che non per questo è meno vero, anzi).
La condanna riguardò specificamente gli averroisti latini, in primo luogo Sigieri di Brabante, ma essa era intesa a contrastare più in generale la diffusione del pensiero di Aristotele, che la riconquista della Spagna ed il conseguente accesso alle biblioteche dei Mori avevano reintrodotto nel mondo intellettuale latino. A quel tempo, infatti, molte delle dottrine della Chiesa cattolica romana erano basate sul pensiero neoplatonico, e l'aristotelismo suonava come un'eresia. Sigieri ed altri, pur concedendolo, ma non volendo per questo rinunciarvi, avevano trovato la scappatoia della distinzione tra ragione e fede che dava luogo ad una "doppia verità", intendendo in tal modo legittimare (confinandolo) lo studio e la validità del pensiero di Aristotele.
Testimonianza verace
Da un testimone che rende sotto giuramento la propria testimonianza verace in un tribunale non ci si aspetta l'enunciazione di proposizioni infallibilmente vere, ma la buona fede nel raccontare un evento osservato a partire dal proprio ricordo o nel fornire una testimonianza esperta. Ciò che un testimone verace afferma può differire (e sovente accade, nella pratica giudiziaria) da quanto affermato da altri testimoni, anch’essi veraci. Il giudice sarà poi responsabile di valutare l'attendibilità del testimone e la veracità della testimonianza.
Altri usi della parola "vero"
Oltre al suo utilizzo nella logica delle proposizioni di cui si è detto, la parola "vero" è utilizzata nella lingua italiana anche per indicare "un accordo a un certo standard o ad un archetipo", come ad esempio in frasi del tipo "Egli è un vero napoletano".
Questo per dire due cose… la prima è che “la verità è un’appercezione, e quindi non può essere oggettiva in quanto frutto dell’interazione tra ambiente e soggetto”; la seconda è che io non faccio l’intellettuale… ma spesso mi capita di sapere quello che dico…
Azione Diretta
GjO
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