.:Inviato Domenica, 21 dicembre 2003 @ 16:03:01 da titiro
Si incomincia da piccole, quando fratellini e coetanei si rotolano nel fango coi loro anonimi calzoncini e si resta a guardarli, infagottate nel vestitino color biscotto, così felici di essere "belle signorinette" da mettersi a piangere.Intorno ai dieci anni la coscienza dell'assurdità di quest'obbligo alla grazia è già evaporata, per lasciar spazio ad una danza macabra che durerà tutta la vita: le unghiette laccate, gli orecchini alle orecchie, la borsetta, il rossetto e una bella fioritura di nastri nei capelli. Per la ragazzina debole, timida e silenziosa come vuole la regola, essere "tanto bellina e tanto dolce" diventa la sola giustificazione di esistere. Le grandi passioni appartengono al mondo maschile, non le resta altra via che suscitarle negli uomini. Come forma di partecipazione indiretta alla spartizione della felicità. Ma ispirare sentimenti non è funzione attiva, né interessante. E' un ruolo passivo, che non stimola anzi inibisce quel processo di crescita che si chiama coscienza. Comincia così la delega a vivere che le donne firmano all'uomo che ha le scelte, accontentandosi di suscitare in lui sentimenti e desideri. Cosa che spesso non avviene, e allora resta solo la vecchia illusione di un amore che verrà, masticando canzonette.
E si vive in funzione di un tizio che deve girarsi a guardarti, farti la corte, chiederti di diventare la sua ragazza, la sua fidanzata, sua moglie. Prima si deve solo attendere e offrire al pubblico, con discrezione, una immagine "bellina, dolce e determinata quanto basta". Ridotta a pura apparenza, si cerca di imitare, con ansia e preoccupazione, le mille cose che si vedono sui muri, alla televisione, gli occhi e gli sguardi di tutte le copertini dei giornali e calendari. Le energie attive che non hanno trovato sbocchi, convergono principalmente nello sforzo faticoso di diventare bella. Ogni società ha elevato un ideale di bellezza al di sopra di tutti gli altri. L'ideale è per definizione modello di qualità. Taglia fuori la maggioranza. La bellezza come valore assoluto non esiste. E' un sistema di modelli, una costruzione , una truffa. La più bella è quella che ha aderito con maggiopr successo allo standard proposto dall'industria del fascino misterioso che è poi dominata da uomini. Dall'impossibilità di raggiungere il modello discende spesso, sopratutto per le più giovani, un'infelicità che talvolta arriva alla disperazione. Dal raggiungimento del modello una standardizzazione simile alla cessazione della personalità (o peggio, l'acquisizione di quelle personalità fasulle che sono le mode dell'"originalità"). Per definire un uomo si usano categorie che vanno da intelligente a onesto, furbo, forte, abile o cretino. Per definire una donna si dice carina, brutta, affascinante, secca, grassa, appetitosa o scialba. Una terminologia legata la consumo. La bella diventa il "nemico". la temuta rivale. Nasce l'antagonismo: discriminante su un fatto naturale, le donne si osservano con sospetto, si adulano e si temono. La gelosia e la competizione impediscono la solidarietà, la comprensione ed il colloquio. In questi giorni è stata votata in Parlamento una legge totalmente bigotta e oscurantista. Sto parlando della fecondazione assistita. Invece che una legge per tutti che incarni il principio di laicità sancito dalla Costituzione, è stata votata uan legge fatta su misura ed espressa richiesta dello Stato Pontificio. E la vita della donna, il suo libero arbitrio, il suo pensiero autonomo .... ??
E le donne dove sono ???
Andrea Celine
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