«Dona il cordone ombelicale». Ecco perché serve |
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.:Inviato Giovedì, 09 ottobre 2003 @ 16:40:40 da titiro |
Qualche cittadino particolarmente attento l’avrà notato sulle locandine pubblicitare degli autobus a Roma (la cosiddetta pubblicità progresso, quella che lancia non messaggi commerciali ma messaggi socialmente utili). C’è però da scommettere che la gran parte dei cittadini italiani sanno poco o nulla della cosiddetta donazione del cordone ombelicale. Un atto che possono compiere tutte le donne partorienti. Un atto che non costa nulla in termini di stress psico fisico (nel senso che è completamente indolore e non presenta alcun rischio per il neonato). Un atto che può salvare tante vite umane, soprattutto di bambini. Vedremo perché. Intanto chiariamo bene di cosa stiamo parlando. Il sangue della placenta (un “materiale” che fino a pochi anni fa veniva considerato “a perdere” destinato all’inceneritore) si è rivelato di recente una preziosa fonte di cellule staminali. Le cellule staminali sono le cosiddette cellule progenitrici, capaci di generale globuli rossi, globuli bianchi e piastrine che vengono utilizzati per il trapianto in numerose malattie del sangue. Queste cellule staminali sono presenti nel midollo osseo ed è soprattutto tramite il trapianto di midollo che queste malattie (parliamo delle leucemie, dei linfomi, delle aplasie midollari) vengono trattate. Il successo del trapianto però dipende il larga misura dalla compatibilità tra donatore e ricevente.
E purtroppo le barriere di incompatibilità sono talmente alte che oggi circa la metà dei malati bisognosi di trapianto, non dispone di un donatore compatibile, né nel nucleo familiare né nei registri internazionali dei donatori volontari. Oltre tutto, la ricerca di cellule compatibili ha costi elevati e soprattutto ha tempi lunghi. Tempi talmente lunghi che spesso non si conciliano con il decorso della malattia, che può condurre alla morte prima che sia stato trovato il donatore giusto.
Ecco allora che assume particolare rilievo la scoperta delle cellule staminali nel sangue del cordone ombelicale. Non solo perché ciò offre un’alternativa ai malati. Ma soprattutto perché questa alternativa presenta numerosi vantaggi. Vediamoli.
- C’è una netta diminuzione dei tempi di attesa, perché si evita la ricerca del donatore e il ricovero per l’intervento di prelievo del midollo. Mentre le cellule staminali da cordone sono immediatamente disponibili nelle banche del sangue placentare.
- Le cellule staminali da cordone hanno una capacità proliferativa superiore alle corrispettive prelevate dal midollo.
C’è una maggiore disponibilità di donatori a fronte di un numero limitato di donatori volontari di midollo osseo. Sono infatti potenzialmente donatrici tutte le donne che al momento del parto non siano affette da malattie genetiche o infezioni.
- Il prelievo è completamente indolore e non presenta rischi né per la mamma né per il neonato.
Di contro la quantità più scarsa di cellule rispetto a quelle midollari impedisce di utilizzarle su pazienti di peso superiore ai 50 chili. Ecco perché è un tipo di trapianto che si effettua soprattutto su bambini.
Ma in cosa consiste il prelievo? Come viene effettuato? La procedura è molto semplice e non comporta alcuna modifica della normale assistenza al parto. Nel caso di parto spontaneo, dopo la nascita del bambino e una volta che questi è stato allontanato, mentre si attende la secondazione (cioè l’uscita della placenta), il sangue contenuto nel cordone viene fatto defluire in apposite sacche osservando le più semplici regole di sterilità. Tutto qui. E nel caso di taglio cesareo analogo metodo viene attuato una volta nato e allontanato il bambino.
Naturalmente tutte queste caratteristiche positive hanno stimolato in tutto il mondo la nascita e lo sviluppo di numerose banche placentari. Ma l’obiettivo è ben lontano dall’essere stato centrato. Ecco perché c’è la necessità di sensibilizzare un numero sempre più elevato di donatrici. E di ottenere dal governo interventi per l’allestimento di strutture in grado di raccogliere la disponibilità di queste donatrici.
(da unita.it)
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